da Andrea Alessi | 2025,Feb,18 | Bitcoin e Blockchain
Centralizzazione vs Decentralizzazione
La centralizzazione e la decentralizzazione sono due approcci fondamentali per organizzare sistemi, reti e comunità. La comprensione di queste due concezioni è essenziale per comprendere come funzionano molte delle tecnologie e delle strutture che utilizziamo quotidianamente. (altro…)
da Andrea Alessi | 2025,Feb,14 | Bitcoin e Blockchain
Cosa sono le CBDC
Le CBDC (Central Bank Digital Currency) sono una forma di moneta digitale emessa e gestita dalle banche centrali (BC) di un paese o di un’area geografica. Sono un tipo di moneta digitale che combina le caratteristiche della moneta fisica con quelle delle criptovalute, sotto un certo aspetto.
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da Alessandro Valerio | 2024,Giu,9 | Economia e Finanza
Immagina Trieste con un sistema economico basato su scambi locali e l’uso di una moneta interna. Questo modello potrebbe significativamente aumentare la resilienza economica della città, rendendola meno vulnerabile alle fluttuazioni delle economie esterne e globalizzate. In un mondo sempre più interconnesso, le crisi economiche globali possono avere effetti devastanti sulle economie locali. Tuttavia, un sistema che promuove gli scambi locali e utilizza una moneta interna potrebbe fungere da scudo contro queste turbolenze. (altro…)
da Alessandro Valerio | 2024,Giu,9 | Economia e Finanza
Immagina un mercatino locale a Trieste, dove ogni bancarella non è solo un punto di vendita, ma un crocevia di scambi culturali e di condivisione delle conoscenze locali. Questo tipo di mercato avrebbe un ruolo fondamentale nel valorizzare le tradizioni e le competenze dei cittadini. Partecipare a un mercatino del genere significa immergersi in un ambiente ricco di storie, esperienze e saperi che vengono trasmessi da generazione in generazione.
In un contesto così dinamico, i cittadini di Trieste avrebbero l’opportunità di conoscere meglio le tradizioni locali, riscoprendo usanze e pratiche artigianali che rischiano di andare perdute. Gli artigiani e i produttori non solo venderebbero i loro prodotti, ma racconterebbero le storie dietro ogni creazione, trasmettendo competenze e tecniche particolari. Questo tipo di interazione diretta favorisce un profondo apprezzamento per il lavoro manuale e per le radici culturali della comunità.
Il mercatino diventerebbe anche un punto di incontro per diverse culture presenti a Trieste, creando un melting pot di idee e tradizioni. Cittadini di diverse origini potrebbero condividere le loro culture culinarie, artistiche e artigianali, arricchendo l’esperienza complessiva del mercato. Questo scambio culturale favorisce la comprensione reciproca e la coesione sociale, rendendo la comunità più aperta e inclusiva.
Oltre alla vendita di beni, il mercatino potrebbe ospitare workshop, dimostrazioni e eventi culturali. Ad esempio, un artigiano potrebbe insegnare ai giovani come lavorare il legno, o una nonna triestina potrebbe mostrare come preparare un piatto tradizionale. Questi momenti di condivisione non solo preservano le tradizioni, ma le rendono vive e accessibili alle nuove generazioni.
La condivisione delle conoscenze locali non si limita alle arti manuali. Gli agricoltori potrebbero scambiare tecniche di coltivazione sostenibile, o gli appassionati di storia locale potrebbero organizzare tour guidati per raccontare storie dimenticate della città. Ogni interazione al mercato arricchisce il patrimonio culturale di Trieste e rafforza il senso di comunità.
In conclusione, un mercatino locale a Trieste non sarebbe solo un luogo di commercio, ma un vero e proprio hub culturale. Favorendo gli scambi culturali e la condivisione delle conoscenze locali, contribuirebbe a mantenere vive le tradizioni, promuovere la coesione sociale e creare un ambiente dove ogni cittadino può sentirsi parte di una ricca e variegata comunità. Questo mercatino diventerebbe il cuore pulsante della vita culturale triestina, un luogo dove passato e presente si incontrano per costruire un futuro condiviso.
Alessandro
da Alessandro Valerio | 2024,Giu,9 | Economia e Finanza
Immagina un mercatino locale a Trieste, dove l’assenza di burocrazia rende beni e servizi accessibili a tutti i cittadini, indipendentemente dal loro reddito. Questo tipo di mercato potrebbe avere un impatto straordinario sull’inclusività economica della città. Senza le complicazioni burocratiche e i costi associati, le persone avrebbero accesso a una varietà di prodotti e servizi a prezzi più convenienti. Questo è particolarmente importante per le famiglie a basso reddito, che spesso faticano a permettersi beni essenziali.
Un mercatino senza burocrazia elimina molte delle barriere economiche che spesso limitano l’accesso ai mercati tradizionali. Ad esempio, i costi di licenze, permessi e altre formalità legali possono essere proibitivi per piccoli commercianti e artigiani. Senza queste spese, i venditori possono offrire i loro prodotti a prezzi più bassi, rendendoli più accessibili per tutti i cittadini. Inoltre, la riduzione dei costi operativi incoraggia più persone a partecipare al mercato, aumentando la diversità e l’offerta di beni e servizi disponibili.
Questo tipo di mercato potrebbe anche favorire l’inclusività sociale. Un mercatino accessibile a tutti diventa un luogo di incontro dove persone di diverse estrazioni sociali possono interagire, scambiarsi idee e costruire relazioni. Questa dinamica contribuisce a creare una comunità più coesa e integrata, dove ogni individuo si sente parte di un tessuto sociale solidale e collaborativo.
L’accessibilità economica non riguarda solo i prezzi più bassi, ma anche la possibilità di partecipare come venditori. Per molti, aprire una bancarella in un mercatino locale potrebbe rappresentare un’opportunità per avviare una piccola attività, sperimentare idee imprenditoriali e migliorare la propria situazione economica. Senza barriere burocratiche, il mercato diventa un vero e proprio trampolino di lancio per nuovi imprenditori.
Inoltre, un mercatino inclusivo promuove il commercio di beni e servizi locali, riducendo la dipendenza da prodotti importati e sostenendo l’economia locale. Questo crea un ciclo virtuoso, dove il denaro speso nel mercato rimane nella comunità, contribuendo a migliorare il benessere economico complessivo di Trieste.
In conclusione, un mercatino locale senza burocrazia a Trieste potrebbe rivoluzionare l’accessibilità e l’inclusività economica. Offrendo beni e servizi a prezzi accessibili e rimuovendo le barriere economiche per i venditori, questo tipo di mercato favorirebbe una comunità più equa, coesa e prospera, dove ogni cittadino ha la possibilità di partecipare e beneficiare delle opportunità economiche locali.
Alessandro
da Alessandro Valerio | 2024,Giu,9 | Economia e Finanza
Immagina un mercatino locale a Trieste, libero da burocrazia, dove gli artigiani e i piccoli produttori possono vendere le loro creazioni direttamente ai cittadini. Questo tipo di mercato rappresenterebbe un grande incentivo per la creatività e l’artigianato locale. Senza le complessità burocratiche, gli artigiani avrebbero la libertà di concentrarsi sulla qualità e l’originalità dei loro prodotti, potendo così esprimere al meglio il loro talento e la loro inventiva.
Un mercatino del genere sarebbe un vero e proprio incubatore di creatività. I cittadini avrebbero accesso a una vasta gamma di prodotti unici, realizzati con cura e passione, che non si trovano nei negozi tradizionali. Questo non solo arricchirebbe l’offerta del mercato, ma permetterebbe anche agli artigiani di sperimentare nuove idee e tecniche, sapendo di avere un pubblico pronto ad apprezzare e supportare il loro lavoro.
Per i piccoli produttori, il mercatino rappresenterebbe un’opportunità preziosa per farsi conoscere e creare una clientela fidelizzata. Senza i costi e le complicazioni legate alla burocrazia, potrebbero vendere i loro prodotti a prezzi più accessibili, aumentando così le loro vendite e la sostenibilità del loro lavoro. Inoltre, il contatto diretto con i clienti permetterebbe di ricevere feedback immediati, utili per migliorare e adattare la propria offerta.
Il mercatino locale contribuirebbe anche a preservare e valorizzare le tradizioni artigianali di Trieste. In un’epoca dominata dalla produzione industriale, gli oggetti fatti a mano raccontano storie di maestria e dedizione, mantenendo vive tecniche e saperi tramandati di generazione in generazione. I visitatori del mercatino non comprerebbero solo un oggetto, ma un pezzo di cultura e storia locale.
Inoltre, un mercatino del genere favorirebbe l’interazione e la collaborazione tra gli artigiani stessi. Potrebbero nascere nuove idee, progetti condivisi e sinergie che rafforzerebbero ulteriormente il tessuto economico e creativo della città. Eventi e workshop organizzati all’interno del mercato potrebbero attrarre visitatori anche da fuori Trieste, creando un circolo virtuoso di crescita e sviluppo.
In conclusione, un mercatino senza burocrazia a Trieste rappresenterebbe una potente leva per incentivare la creatività e l’artigianato locale. Offrirebbe un palcoscenico ideale per gli artigiani e i piccoli produttori, valorizzando il loro lavoro e contribuendo a creare una comunità più ricca, vivace e culturalmente integrata.
Alessandro
da Alessandro Valerio | 2024,Giu,9 | Economia e Finanza
Oggi ho chiesto alla EyAi “come faccio a stampare i soldi legalmente?” e mi risponde che é una prerogativa esclusiva della Banca d’Italia che sotto supervisione della BCE è bla bla bla…
Interessante è che mi ha anche detto “Per chi non è un ente autorizzato qualsiasi tentativo di stampa denaro è considerato falsificazione ed è severamente punito dalla legge” a prescindere che magari ci sarà stato anche qualche caso in cui non si punisce severamente, nel senso che per divertimento un giudice ti può punire. 🙂
Il testo continua con “per l’individuo e le imprese ottenere denaro legalmente comporta guadagnarlo attraverso attività lavorative investimenti prestiti concessi banche e istituzioni” bla bla bla…
Quindi il denaro non lo puoi stampare tu (te lo devi sudare), questo c’è l’hanno sempre insegnato a scuola, non puoi stampare denaro perché prerogativa della banca Invece tutti gli individui privati che sono in realtà il vero Popolo Sovrano, non possono stamparlo anche se ne avrebbero la vera proprietà.
Da un certo punto di vista se pensi che c’è una persona più esperta di te che sa come funziona tutto l’equilibrio economico fra paesi o all’interno di un paese, allora è giusto che lo faccia lui. Ma in realtà secondo me, se fosse così esperto con lo “strumento” chiamato denaro, le cose funzionerebbero bene e non male come funzionano adesso.
Invece con l’avvento del Bitcoin di questo cambiamento evolutivo tutti si sono messi a stampare denaro (crypto) vedi come la DeFi (Finanza Decentralizzata), se vai sull’elenco delle cryptovalute oramai ce ne sono ventimila io che ho iniziato nel 2011 ce n’erano molto poche e il primo è ovviamente il Bitcoin perché è il più importante è più sicuro.
tutti gli altri sono un po’ un problema perché sono stampati a caso cioè da chi magari non lo sa come funziona L’economia, in realtà è una cosa che pian piano la si può apprendere con semplici studi. Io mi ricordo con la Banca Etica quando è nata ho preso un’azione (una quota) a Padova nel il mio ristorante venivano a mangiare i fondatori, e adesso è diventata mezza azione, gliel’ho pure lasciata perché vogliono i soldi per riprendermi questa azione. Mi sembra poco “etico”.
In una cosa del genere non c’è fluidità nel denaro, non c’è un ragionamento che possa portare alla semplicità e il funzionamento di uno strumento, quando tu sei esperto nel costruire una sedia allora la sai fare, funziona bene, quando tu non sei esperto e ti metti a stampare denaro e non sai neanche cos’è lo strumento, è ben difficile ti riesca bene.
Vi lascio con questo pensiero, magari ne possiamo discutere nei corsi o nelle riunioni che tengo giù in saletta a Trieste, ogni giovedì dalle 19 alle 21 sono lì, mandatemi un messaggio e ne discutiamo, ovviamente il tema è l’economia con le cryptovalute e di tutto quello che può funzionare e che serve a migliorare questo nostro mondo.
Alessandro “cocioale”
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da Alessandro Valerio | 2024,Giu,9 | Economia e Finanza
Immagina un mercatino locale a Trieste dove i cittadini si scambiano beni usati e servizi. Questo tipo di mercato non solo favorirebbe l’economia locale, ma avrebbe anche un impatto positivo sulla sostenibilità ambientale. Lo scambio di beni usati rappresenta una delle forme più efficaci di riduzione degli sprechi. Invece di finire in discarica, oggetti ancora utili trovano una nuova vita nelle mani di chi ne ha bisogno, riducendo così la quantità di rifiuti prodotti.
Inoltre, questo sistema promuove il riuso, una pratica essenziale per una gestione sostenibile delle risorse. Gli oggetti che una persona non usa più possono essere estremamente utili per qualcun altro, prolungando la vita dei prodotti e riducendo la domanda di nuove risorse. Questo processo aiuta a diminuire l’impatto ambientale legato alla produzione e al trasporto di nuovi beni, che spesso comportano elevati consumi energetici e l’emissione di gas serra.
Il mercatino locale favorirebbe anche la cultura della riparazione. Invece di gettare via oggetti danneggiati, le persone potrebbero cercare chi è in grado di ripararli, sostenendo così artigiani e piccoli imprenditori locali specializzati in riparazioni. Questo non solo ridurrebbe gli sprechi, ma anche la necessità di nuove materie prime, contribuendo a una significativa riduzione dell’impatto ecologico complessivo.
Partecipare a un mercatino del genere sensibilizzerebbe i cittadini sulla necessità di un consumo più consapevole e responsabile. In un’era di consumismo sfrenato, tornare a pratiche di scambio e riuso può portare a una maggiore consapevolezza delle risorse limitate del nostro pianeta e dell’importanza di preservarle. Inoltre, il mercatino potrebbe diventare un luogo di educazione ambientale, dove organizzare workshop e eventi per insegnare pratiche di riuso, riciclo e riparazione.
In conclusione, un mercatino locale basato sullo scambio di beni usati e servizi a Trieste non solo ridurrebbe gli sprechi, ma promuoverebbe una cultura di sostenibilità e responsabilità ambientale. Questo modello potrebbe fare da esempio per altre comunità, dimostrando che piccole azioni locali possono avere un grande impatto globale.
Alessandro
da Alessandro Valerio | 2024,Mag,10 | Economia e Finanza
Immagina Trieste con una moneta locale interna che rivoluziona il modo in cui i cittadini commerciano tra loro. L’introduzione di una moneta locale avrebbe un impatto economico significativo, stimolando l’economia locale in modi che non si immaginano. Innanzitutto, una moneta locale incentiverebbe il commercio tra i residenti, mantenendo i capitali all’interno della comunità. Questo significa che i soldi guadagnati e spesi rimarrebbero a Trieste, sostenendo i negozi locali, gli artigiani e i produttori.
Un altro vantaggio chiave è la riduzione della fuga di capitali. Con una moneta locale, i cittadini sarebbero più inclini a spendere i loro soldi nei negozi e nei servizi del posto invece di rivolgersi a catene internazionali o acquisti online fuori città. Questo favorirebbe un’economia circolare, dove ogni euro speso genera ulteriori benefici economici per la comunità, creando un effetto moltiplicatore positivo.
Inoltre, l’uso di una moneta locale potrebbe incentivare l’innovazione e la diversificazione dell’economia triestina. I piccoli imprenditori avrebbero l’opportunità di emergere e prosperare, offrendo prodotti unici e servizi personalizzati che rispondono meglio alle esigenze locali. Questo porterebbe anche alla creazione di nuovi posti di lavoro, riducendo la disoccupazione e migliorando il benessere generale della città.
Una moneta locale potrebbe anche promuovere un’economia più resiliente. In tempi di crisi economica globale, Trieste potrebbe contare su un sistema economico autonomo e meno vulnerabile alle fluttuazioni esterne. Questo sistema incoraggerebbe la collaborazione tra i cittadini, rafforzando ulteriormente il tessuto economico e sociale della città.
Infine, l’adozione di una moneta locale potrebbe stimolare una maggiore consapevolezza sul consumo responsabile. I cittadini sarebbero più attenti a come e dove spendono i loro soldi, preferendo sostenere attività che rispettano l’ambiente e promuovono pratiche sostenibili. In conclusione, una moneta locale non solo stimolerebbe l’economia di Trieste, ma contribuirebbe a creare una comunità più forte, autosufficiente e sostenibile.
Alessandro
da Alessandro Valerio | 2024,Mag,8 | Economia e Finanza
Immagina un mercatino locale a Trieste dove i cittadini possono scambiarsi beni e servizi senza alcuna burocrazia e utilizzando una moneta locale interna. Questo tipo di mercato potrebbe fare miracoli per la comunità. Senza le solite complicazioni burocratiche, le persone si sentirebbero più libere di partecipare, promuovendo un forte senso di appartenenza e coesione sociale. È sorprendente come un semplice mercato possa rafforzare i legami comunitari!
Inoltre, questo mercatino sarebbe un luogo dove i cittadini di Trieste potrebbero incontrarsi regolarmente, creando un ambiente vivace e pieno di energia positiva. I benefici culturali sarebbero enormi, con la possibilità di condividere storie, tradizioni e conoscenze locali. Le persone potrebbero scoprire di più sui loro vicini e sulle loro competenze, creando una rete di supporto reciproco.
Un mercatino così potrebbe anche diventare un vero e proprio hub culturale, dove si organizzano eventi, workshop e altre attività che coinvolgono tutta la comunità. Immagina laboratori di artigianato, spettacoli di musica locale, e tanto altro! Tutto questo rafforzerebbe l’identità culturale di Trieste, rendendo la città ancora più affascinante e unica.
In sostanza, un mercatino senza burocrazia e con una moneta locale non solo faciliterebbe lo scambio di beni e servizi, ma contribuirebbe anche a creare una comunità più unita, vivace e culturalmente ricca. Trieste diventerebbe un esempio di come il commercio locale possa fare la differenza nella vita quotidiana delle persone.
Alessandro
da Alessandro Valerio | 2024,Mag,9 | Economia e Finanza
Come mai c’è differenza tra venditore e compratore? se ognuno di noi si alternasse come in un mercatino locale?
La differenza tra venditore e compratore è una caratteristica intrinseca dei mercati, sia fisici che virtuali, e deriva dalla natura stessa dello scambio commerciale. Ecco alcune ragioni per cui esiste questa distinzione:
1. **Ruoli complementari**: Nella dinamica degli scambi commerciali, il venditore offre beni o servizi in cambio di denaro o altri beni. Il compratore, d’altro canto, cerca di acquisire i beni o i servizi offerti dal venditore. Questi due ruoli sono complementari e fondamentali per il funzionamento del mercato.
2. **Specializzazione e competenza**: Spesso il venditore ha una competenza specifica o una risorsa che il compratore desidera acquisire. Il venditore può aver investito tempo e risorse nello sviluppo di prodotti o servizi, mentre il compratore potrebbe non avere le stesse competenze o risorse disponibili per produrre o ottenere gli stessi beni o servizi autonomamente.
3. **Divisione del lavoro**: La divisione del lavoro è una delle basi dell’economia moderna. Consentendo a individui o aziende di specializzarsi nella produzione di determinati beni o servizi, si aumenta l’efficienza complessiva del sistema economico. Il venditore si specializza nella produzione o nell’offerta di specifici beni o servizi, mentre il compratore si specializza nell’acquisizione di beni o servizi che soddisfano le proprie esigenze.
Se ognuno di noi si alternasse come in un mercatino locale, potremmo osservare una dinamica più fluida e flessibile, in cui le persone assumono temporaneamente il ruolo di venditore o compratore a seconda delle loro esigenze e risorse disponibili. Tuttavia, è probabile che comunque si verifichino differenze di competenze, risorse e interessi tra gli individui, che porterebbero alla persistenza di una distinzione tra venditore e compratore, anche se più fluida rispetto a un contesto commerciale tradizionale.
Alessandro “cocioale” Valerio
Iscriviti, vendi e compra senza burocrazia.
Blog di Cocioale
da Alessandro Valerio | 2024,Mag,10 | Bitcoin e Blockchain
Nel mondo finanziario odierno, il concetto di decentralizzazione sta guadagnando sempre più terreno, e non c’è campo in cui questo sia più evidente che nelle criptovalute. Ma perché dovremmo dare importanza a queste valute decentralizzate? (altro…)
da Alessandro Valerio | 2024,Mag,16 | Bitcoin e Blockchain
Vantaggi di un Marketplace che utilizza le cryptovalute.
1. **Efficienza delle transazioni**: I marketplace che accettano criptovalute offrono un modo efficiente per effettuare transazioni online. Eliminano la necessità di intermediari finanziari e riducono i tempi di elaborazione dei pagamenti, consentendo agli acquirenti e ai venditori di concludere gli scambi in modo rapido e diretto. (altro…)
da Alessandro Valerio | 2023,Dic,15 | Economia e Finanza
di Davide Gionco
Guernsey e la sovranità monetaria
Guernsey è una isola che si trova nel Canale della Manica, di fronte alle coste nord-occidentali della Francia, oggi amministrativamente parte del Regno Unito.
All’inizio del XIX secolo, a causa delle guerre napoleoniche, il commercio di Guernsey era praticamente assente. La popolazione era in preda alla disperazione. Vi era molta disoccupazione, le difese militari per attacchi dal mare erano state distrutte. Praticamente non c’erano più strade. Gli edifici pubblici erano in rovina e mancava persino una nuova piazza del mercato in cui gli abitanti dell’isola avrebbero potuto scambiare i loro prodotti.
Il governo dell’isola non aveva la possibilità di finanziare le necessarie opere pubbliche mediante le entrate fiscali, in quanto ammontavano a sole 3’000 sterline l’anno, le quali venivano interamente utilizzate per sostenere le spese di ordinaria amministrazione e per il pagamento degli interessi sul debito pubblico, che ammontava a ben 19’000 sterline.
Non fu possibile ottenere prestiti in denaro, in quanto la situazione economica dell’isola era così depressa da non garantirne la restituzione. L’unico soggetto disposto a finanziare il governo richiese un tasso di interesse esorbitante ed insostenibile del 17% l’anno.
Ricorda molto la situazione dell’Italia di oggi, non vi pare?
Quando si dice “fare di necessità virtù”…
Fu avanzata l’idea che fosse lo stesso governo dell’isola ad emettere una propria moneta. Si sostenne che, essendo sia la manodopera che le materie prime disponibili sull’isola, era assurdo che i lavori non si potessero realizzare unicamente per la mancanza di denaro.
Quando le condizioni economiche di Guernsey peggiorarono ulteriormente, questa soluzione si rivelò con tutta evidenza l’unica possibile.
Nonostante diverse battute d’arresto e una iniziale opposizione i sostenitori della “moneta di stato” riuscirono a fare approvare la propria proposta. Nel 1816 furono quindi stampate 4’000 banconote da una sterlina e utilizzate per pagare gli interventi più urgenti.
Dopo avere constatato che questa modalità “atipica” di emissione di denaro, senza riserve d’oro o di altro genere come riserva, non aveva comportato alcun problema finanziario e che era stato ottenuto lo scopo di realizzare gli interventi più urgenti, per i successivi 20 anni il governo dispose la stampa di un totale di 80’000 sterline, le quali furono utilizzate per la costruzione della piazza del nuovo mercato, delle scuole in ogni comune dell’isola, di una rete stradale adeguata, per il restauro dell’antico Elisabeth College, ecc. Le banconote emesse venivano ritirate dal governo tramite la riscossione fiscale: canoni di mercato, dazi doganali, ecc,
Nel 1836, dopo 20 anni dalla prima emissione di “sterline di Guernsey”, erano state complessivamente incassate/ritirate dal governo dell’isola 55’000 sterline.
Nonostante il successo dell’iniziativa del governo locale e la soddisfazione della popolazione questa esperienza ebbe fine.
Già in seguito alla prima emissione di banconote del 1816 vi era stata una debole azione di opposizione locale, da parte delle persone che ritenevano che fosse pericoloso emettere denaro senza delle riserve in oro di garanzia. Tuttavia le maggiori pressioni provenirono dall’esterno.
Una forte opposizione provenne dalla vicina isola di Jersey. Gli abitanti di Jersey, invidiosi della prosperità di Guernsey che, nel 1819 ottennero dal governo della madrepatria inglese l’emissione di un ordine del Consiglio della Corona per il quale il Governo di Guernsey non avrebbe potuto stampare sterline per un ammontare superiore al proprio reddito senza il consenso di re Giorgio III. Il Governo di Guernsey, tuttavia, continuò le proprie emissioni, forte del sostegno della popolazione locale.
Negli anni successivi una più forte opposizione all’iniziativa del governo di Guernsey arrivò dalla comunità bancaria inglese. Sebbene a Guernsey non fosse presente alcuna banca (l’unica banca fosse stata chiusa 1810, a seguito dell’occupazione di Napoleone e della mancanza di interessi economici), i banchieri di Londra erano sempre più preoccupati di quanto accadeva nell’isola a causa del successo popolare della “sterlina di Guernsey”, che stava portando uno sviluppo economico senza precedenti dell’isola.
Nel 1827 che venne di nuovo aperta una banca privata nel l’isola, la quale iniziò ad emettere le proprie banconote che circolarono parallelamente a quelle emesse dallo stato. Due anni più tardi gli amministratori di questa banca denunciarono al governo di Westminster che il governo locale di Guernsey aveva oltrepassato superato i limiti imposti dall’ordine del 1819 dal Consiglio della Corona.
Il Consiglio della Corona scrisse al Governo di Guernsey per chiedere spiegazioni, tuttavia la risposta del governo locale fu ritenuta soddisfacente, per cui non furono intrapresi ulteriori provvedimenti.
Nel 1835 venne aperta a Guernsey una seconda banca, la quale iniziò ad emettere banconote in grande quantità concedendo prestiti a tassi di interesse molto convenienti, al punto da provocare un forte aumento dei prezzi dei prodotti locali ed un alto tasso di inflazione.
Nel 1836 l’isola fu invasa dal panico per l’eccessivo rincaro dei prezzi. Il Parlamento di Guernsey si riunì e delegò un comitato per discutere con le 2 banche dell’isola le misure necessarie per riportare la situazione sotto controllo. I membri di questa commissione non erano tutti d’accordo con l’emissione di banconote da parte del governo locale. Per questo motivo l’accordo raggiunto fu favorevole unicamente ai banchieri, i quali ottennero di dichiarare che le “sterline di Guernsey erano formalmente senza valore” e che il governo di Guernsey avrebbe convertito 15’000 sterline di Guernsey, non garantite da riserve in oro, in “vere sterline” emesse dalle banche locali, concesso mediante un prestito bancario al modico tasso di interesse del 3%, ponendo fine ad ulteriori emissioni di banconote da parte del governo locale, ritenute la causa dell’eccessiva inflazione che aveva colpito l’isola. Nel contempo non fu posto alcun limite alle emissioni di banconote da parte delle banche messe in circolazione sotto forma di credito, in quanto garantite dalle riserve in oro.
Questa fu la fine di quello che era comunemente noto come il sistema “Market House”.
Nel 1914 il governo di Guernsey riprese le emissioni di proprie banconote, ma con il vincolo di garantirne l’emissione tramite depositi governativi presso le banche private, di fatto vincolandola alla sterlina ufficiale emessa dalla Bank of England.
Cosa ci insegna del “Market House” di Guernsey?
La finanza “ortodossa” non era in grado di fare nulla per risollevare l’economia di Guernsey dopo le devastazioni delle guerre napoleoniche. Il governo locale non poteva disporre dei fondi necessari per il rilancio economico dell’isola, in quanto né la tassazione, né le banche l’avrebbero potuta assicurare.
Quando fu adottata la soluzione di emettere localmente delle banconote, senza alcuna garanzia di riserve in oro, ma con il solo accorgimento di utilizzarle in cambio della realizzazione di opere di utilità pubblica e con la garanzia di spendibilità assicurata dalla riscossione di tasse locali nella medesima valuta, nel giro di 20 anni l’isola di Guernsey passò da una profonda depressione economica ad un livello di benessere che la rese famosa in tutto il Regno Unito.
Mediante l’emissione di moneta di Stato questo sviluppo economico avvenne senza aumentare il debito nazionale dell’isola (anche perché le banche inizialmente non intendevano concedere crediti al governo) e senza spese per interessi sul debito.
L’esperienza ebbe fine solo quando l’emissione eccessiva di banconote da parte delle banche private provocò una eccessiva inflazione e quando una ristretta commissione, composta da persone con ogni probabilità corrotte dalle stesse banche (mediante le banconote emesse da esse stesse) decise che l’inflazione era stata causata dalle emissioni di banconote governative.
Per la cronaca, successivamente alla “controriforma” del 1836 e fino al 1914 il governo di Guernsey raccolse in tasse più di 35’000 sterline solamente per pagare gli interessi sulle 15’000 sterline che nel 1836 erano state “prestate al modico tasso del 3%” al governo per convertire le “sterline senza valore” emesse dal governo locale”.
Coloro che si oppongono alla emissione di denaro diretta da parte dello Stato in genere evocano lo spauracchio dell’inflazione. Va invece ricordato come l’inflazione dipenda dalla quantità di denaro circolante nell’economia reale, quella utilizzata per la compravendita di beni e servizi, in relazione alla disponibilità di beni e servizi sul mercato.
Nel caso di Guernsey, quando lo Stato emise denaro la prima volta ci sarebbe potuta essere inflazione solo se ci fosse stata una carenza di materie prime o di manodopera. Ma non ci fu inflazione alcuna fino al 1836. Fino a quell’anno il governo locale aveva gradualmente e costantemente regolato l’emissione di biglietti in modo da finanziare le necessarie opere pubbliche non oltre la capacità lavorativa locale ed alla disponibilità di materie prime.
Solo nel 1836, in seguito all’azione delle 2 banche private, l’emissione di denaro divenne incontrollata, generando inflazione a causa di uno smisurato aumento della domanda privata di beni e servizi, che l’isola non era in grado di garantire.
Tale quantità non è determinata unicamente dalle emissioni statali, ma anche soprattutto dalle emissioni di denaro fatte dalle banche private quando fanno credito, le quali, non sottoposte ad un controllo pubblico, possono irresponsabilmente (o volutamente) creare fenomeni di inflazione o di deflazione.
E’ solo il caso di ricordare che attualmente il denaro creato tramite emissione di credito bancario rappresenta fra il 90 e il 95% del denaro che viene utilizzato nell’economia di mercato.
Ed è il caso di ricordare che la stragrande maggioranza del denaro oggi in circolazione non circola nell’economia reale, nella quale vengono misurare le variazioni di prezzo del “paniere dei beni e servizi” (dicesi tasso di inflazione), ma circola nell’economia finanziaria (titoli, fondi d’investimento, etc.), la quale è effettivamente iper-inflazionata a causa dell’eccesso di immissione di moneta creata dal sistema bancario privato. L’aumento incontrollato dell’economia finanziaria porta inevitabilmente allo scoppio di bolle speculative, con ulteriori gravi danni all’economia reale.
Liberamente tratto da libro:
« An example of communal currency, the facts about the Guernsey Market House »
di Joseph Theodore Harris
da Andrea Alessi | 2023,Lug,10 | Bitcoin e Blockchain
Prima di conoscere questa nuova Soluzione/Rivoluzione di Ethereum , e chiederci cosa cambierà,come e perché, vediamo cos’è un EIP.
EIP è l’acronimo di Ethereum Improvement Proposal, cioè Proposte di Miglioramento Ethereum, già utilizzate nella rete Bitcoin con l’acronimo di BIP ( Bitcoin Improvement Proposal).
Gli EIP sono fondamentali, per poter presentare cambiamenti o nuove funzioni alla community Ethereum e per decidere gli standard della piattaforma. Esistono 3 categorie di EIP: (altro…)
da Alessandro Valerio | 2022,Gen,8 | Economia e Finanza
Ho visto una serie su Netflix che parla di soldi come si stanno usando le debolezze Umane per fare soldi imbrogliando, di come le carte di credito ti vengono proposte, di come nella storia i prestiti agli studenti ti rovinano, del gambling e delle pensioni che non funzionano. In tutta la serie di 5 video non si è mai parlato bene dei soldi e soprattutto male di Governi e Banche che si comportano da tiranni. Perché sono cosi “teneri” con le Istituzioni e non con le Aziende?
Il contesto mi interessa, non per fare imbrogli ovvio, non è nella mia natura, anche se sbaglio anche io e spero di aver sempre chiesto scusa. Il punto chiave di questi video è avvisare la gente che ci sono truffe in cui noi caschiamo sempre, perché è nella nostra natura. Però si sono dimenticati delle truffe fatte dal Sistema orami in decadenza, come ogni Ciclo Umano il Governo (o Re) diventa un tiranno e quindi parlando di schema Ponzi da parte di persone che imbrogliano, ma perché non lo hanno accostato all’INPS o al Governo? Gli Enti o le Istituzioni non sono fatte di persone che le gestiscono? Perché non dicono che le Istituzioni ci trattano come numeri e non come esseri?
Taglia le Carte di Credito è un frase per ricordarci che ci fanno perdere soldi perché ci illudono di averli e ci facilitano a spenderli. Loro usano dei calcoli per sapere se siamo solvibili (ed è anche giusto) ma le banche sono solvibili? Loro stampano i soldi nostri (Popolo Sovrano) e c’è li fanno pure pagare a noi. E le carte revolver che hanno un interesse del 40%? Sono degli strozzini legali che usano gli interessi sugli interessi. E i poveri diventano più poveri, sono degli strumenti che ci illudono di avere soldi, come il mutuo che in banca, dove ci dicono che è conveniente per noi, invece è per loro.
Prestiti agli studenti. Mai visto questo “Il gioco della vita” che mi fanno vedere nel video, preferisco il Cashflow Game. Il prestito per il college è terribile in USA e lo vedo nel gioco del Cashflow, C’è un esempio di una donna che ha chiesto 80 mila per i propri studi e dopo 10 anni aveva pagato 120 mila e doveva ancora 67 mila, come può essere possibile per poi non trovare lavoro? E lo studente è già in debito prima di trovare lavoro. Ci sono gli imbroglioni nella vendita dei corsi e gli insegnanti che non interessa se impari, ma basta che paghi. Si usano i crediti anche in USA non solo in Cina. Qui si vede che il video è pro Biden.
Ecco perché insegno l’Educazione Finanziaria da 10 anni e nessuno parla mai della OPPT.
Il gambling è un altro tipo di gioco, in questo video mostrano come questa malattia fa bene alle tasche del medico. Ma perché piace sempre? Sono emozioni e io dico sempre che non vinci e non perdi ma paghi solo le emozioni (questo nel video non lo dicono). Come il gioco del bambino ma legato al potere negativo dei soldi. Una droga lenta come le sigarette al posto della maria che è più veloce. Nel video ci spiegano che la dopamina arriva nella pausa prima di ricevere il premio e non quando si riceve il premio. Poi chi dovrebbe controllare se l’azienda del gambling sta imbrogliando e finanziato dalle aziende del gioco, ma dai! Anche il day trading nelle App diventa un gambling come le slot dove passi il tempo a drogarti e adesso te le porti pure sempre con te nel cellulare. Ho notato però una bella cosa, che ti invogliano a chiedere aiuto perché da solo non c’è la farai mai ad uscire.
Le pensioni, la Face App ci trasforma in vecchi, ma psicologicamente non ci da fastidio perché il video spiega che il mio stesso del futuro per me è un estraneo. Solo il presente ha valore e quindi da giovane non metto i soldi da parte. Però non spiegano che a scuola non si insegna l’Educazione Finanziaria e che tenerci poveri è un business. Il video ci parla della storia USA con Townsend Act nel 1935 e poi la previdenza privata con le loro discrepanze, e poi Ted Benna con il 401K che è il dipendente a versare in cassa, altra fregatura, ma non dicono che i soldi li controlla la banca ladra. Spiegano le varie opinioni del lavorare più a lungo che fa bene all’economia, ma si confondono tra lavoro e passione. Altra bella cosa che dicono è che il vero aiuto viene dalla parte di altre persone e non dai sistemi, che in effetti diventano dogmi (questo lo detto io). Vi è sempre la Paura della sopravvivenza, ma la si collega solo ai soldi, quando sarai in ritiro dal essere produttivo chi ti manterrà? E qui ancora si confonde “l’Essere” dal “Ruolo” . E se pensassimo che il costo della vita scende invece di salire? (cosa che invece avviene solo nelle guerre).
Perché pensi che per forza ti serviranno tanti soldi? Se invece creassimo un mondo dove la Natura è generosa ed abbondante? (lo è già, ma non lo ricordiamo). Dove avere un aiuto è una certezza sia da bambino che da anziano.
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